PENSA CIRCOLARE
Il tessile globale sta affrontando un cambiamento radicale e strutturale.
Ogni anno vengono prodotti oltre 100 miliardi di capi di abbigliamento, la maggior parte dei quali finisce negli inceneritori o nelle discariche. In Europa stoffe e tessuti sono al quarto posto per impatto sull’ambiente e sui cambiamenti climatici (dopo cibo, edilizia, mobilità). Sono, inoltre, al terzo posto per quanto riguarda i consumi di acqua e suolo e al quinto per uso di materie prime. Ogni anno vengono buttati via circa 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili, cioè circa 11 chili a persona, mentre nel mondo ogni secondo l’equivalente di un camion carico di questi materiali viene inviato in discarica e incenerito. La realtà è che la maggior parte degli indumenti – per categoria di prodotto, qualità, prezzo o domanda dei consumatori – non rientra nei canali di riutilizzo/riparazione/rivendita. Il riciclaggio è realisticamente la soluzione migliore per la maggior parte dell’assortimento del settore.
La transizione porta quindi al tessile circolare, cioè a un sistema più moderno che riesce a ricavare il filato dagli indumenti a fine vita attraverso un processo meccanico. Il tessile diventa circolare e si nutre dei suoi stessi rifiuti per rigenerarsi. Anche in questo caso, Pontetorto è in prima linea per essere protagonista di questa rivoluzione epocale con collaborazioni internazionali di prim’ordine.
Perché la storia di Pontetorto è anch’essa una storia circolare, adottata sin dal 1952 nel distretto di Prato. Oggi tutto è cambiato perché nulla cambiasse. La visione è la medesima ma cambia la tecnologia a supporto del processo Textile to Textile (T2T). E in particolare si tratta di una inner-circularity, ovvero un processo integralmente interno all’azienda. “La nostra azienda – spiega Marco Toccafondi, direttore generale di Pontetorto – durante il processo di rifinizione del tessuto, produce scarti tessili di poliestere e altre fibre. Questo materiale, fino ad oggi destinato allo smaltimento, viene invece recuperato, separato per colore e ripulito da impurità e riconvertito in nuova fibra riciclata per poi essere tessuta. Tutte le fasi di lavorazione sono sostenibili e consentono di ottenere un prodotto integralmente riciclato. Questa idea, che in parte riproduce l’attitudine delle aziende della nostra area di sessanta o settanta anni fa ma con le più moderne tecnologie, nasce dall’esigenza di recuperare tutti gli scarti tessili non solo della nostra azienda ma anche dei confezionisti che in questo caso possono evitare spese di smaltimento destinando a noi gli scarti che genereranno nuovi tessuti 100% riciclati”.